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Perché Porta Romana ‘guarda’ Muratori

Qualche giorno fa mi trovavo in piazza Medaglie d’Oro, attratto da quella Porta Romana che segna tuttora un punto di confine tra la città storica e la città “più recente”, sorta attorno a Corso Lodi. Non vi annoierò ripetendo la storia del celebre monumento costruito da Aurelio Trezzi nel 1598 in onore dell’ingresso a Milano di Maria Margherita d’Austria (1584-1611), promessa sposa a Filippo III di Spagna.

Farò invece alcune considerazioni su una piccola scoperta che ho fatto in questi giorni. Nel camminare vicino alla fermata M3 della metropolitana diretto verso viale Montenero, mentre guardavo il celebre monumento, ho notato un particolare che mi era sempre sfuggito. Si tratta di un piccolo dettaglio, ma è un dettaglio importante per lo storico di Milano perché rivela l’antica conformazione di questa zona, segnata dai bastioni spagnoli che costituivano il confine tra la città propriamente detta e il contado compreso nell’antico Comune dei Corpi Santi.

Per capire di cosa si tratta, guardate Porta Romana da due punti diversi: dapprima fermatevi all’incrocio di piazza Medaglie d’Oro con Corso Lodi; andate poi al secondo incrocio all’imbocco di via Muratori sostando davanti a Mariposa. Bene: se avete guardato la Porta da queste due diverse angolazioni, ve ne sarete accorti: la Porta è orientata verso via Muratori e non verso corso Lodi come ci si aspetterebbe visto il ruolo fondamentale che il corso riveste oggi per la viabilità e l’urbanistica cittadina. Come mai?

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La Strada Provinciale Piacentina e, poco sopra, la Strada di Boffalora in una carta di metà Ottocento

Per quale motivo l’arco di Porta Romana fu costruito perché “guardasse” verso una via che ci appare tutto sommato secondaria rispetto al corso?

Per venire a capo di questo “piccolo” mistero dobbiamo risalire indietro nel tempo, alla Milano d’ancien régime o alla città vecchia che mantenne la sua fisionomia urbanistica fino alla metà dell’Ottocento. Chiariamo anzitutto l’origine di queste vie. La delibera comunale che assegnò la denominazione di Corso Lodi all’antica Strada Provinciale Piacentina risale al 7 giugno 1878, cinque anni dopo l’annessione del Comune dei Corpi Santi alla città di Milano. La costruzione di molti edifici ai lati del corso risale alla fine dell’Ottocento, quando il Comune decise di urbanizzare il nuovo quartiere. Un tentativo riuscito benissimo, tanto che oggi possiamo dire che corso Lodi costituisce il proseguimento in periferia del corso di Porta Romana. Quando venne costruito l’arco di Porta Romana, la zona aveva però un aspetto completamente diverso: oltre a far parte del Comune dei Corpi Santi, il quartiere era dominato da un paesaggio agreste: c’erano campi e cascine comprese in vaste proprietà possedute dalle potenti famiglie del patriziato. Basti pensare alla cascina Gugliemesa, alla cascina Benzona, alla Gambaloita, possedute un tempo dai Visconti Ajmi e da altri casati. Lo stradone verso Piacenza costituiva una via di collegamento per chi si spostava nella campagna milanese. A quei tempi tuttavia non doveva essere così importante come oggi è corso Lodi.

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Il primo tratto di via Muratori come appare oggi

Volgiamoci ora verso il primo tratto di via Muratori, fino all’incrocio con via Bernardino Corio. La storia di questa contrada è completamente diversa. Anche qui, il nome della via venne dato con delibera comunale risalente 7 giugno 1878. Un tempo la contrada si chiamava “Strada dello Strettone” o “della Boffalora”. Quanto al primo nome non son riuscito ancora a sapere nulla. Per il secondo invece è facile trovare una spiegazione.

Ora mi dirai: cosa c’entra Boffalora che si trova ad ovest, in direzione diversa rispetto a Porta Romana?  In realtà, il termine Boffalora si riferiva a un piccolo villaggio – chiamato Boffalora per l’appunto – che si trovava in fondo alla via, costituito sostanzialmente da tre cascine di cui una dovrebbe corrispondere al rudere che si trova in via Tertulliano al civico 65.

Insomma: la Strada della Boffalora ha una storia antichissima, quando la zona era costituita per il 95% di campi e per il restante 5% di cascine. In via Muratori sorgono tuttora alcune case vecchie, resti più o meno integri di quelle cascine che si trovavano ai lati della via: cascina Gerazza sul lato destro, pressappoco ove oggi c’è l’Officina Fiat al civico 2, mentre più avanti, sulla sinistra, al civico 7 si affaccia una casa vecchia di color rosa che dovrebbe corrispondere a una parte della cascina Paradisetta. Non è rimasta traccia della cascina Paradisa. La cascina Torchio in fondo alla via, a due passi da viale Umbria, corrisponde invece alla famosa “Cascina Cuccagna”, un antico casolare acquistato dal Comune di Milano nel 1984 che oggi è divenuto una meta d’obbligo per i giovani e per i turisti. Si trova un ristorante ove è possibile assaggiare piatti di alta qualità. In una delle stanze al pianterreno si trova anche un’enoteca. Per gli appassionati delle biciclette, nel cortile c’è uno spazio ove si riparano biciclette.

Torniamo al punto da cui siamo partiti. Perché l’arco di Porta Romana strizza l’occhio a via Muratori? Nei secoli passati i viandanti che entravano in città provenienti da Sud, preferivano passare per quest’antica contrada, ricca di cascine e osterie. E’ probabile che il Trezzi, nel costruire Porta Romana, decise di orientarla verso la Strada di Boffalora perché sapeva che la regina Margherita sarebbe venuta da quella direzione. Ecco cosa rivela quell’arco rivolto verso via Muratori. Guarda un po’ dove si va a nascondere alle volte il demone della storia! 😉