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La strage di piazza Fontana e le sue ombre sul presente

Lo sciopero generale di oggi cade nello stesso giorno in cui, quarantacinque anni fa, si consumò la strage di piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969.  Una bomba, piazzata nella sede della Banca dell’Agricoltura, scoppiò alle ore 16.37 di un venerdì. I morti furono 16, i feriti 90.  Massimo Mazzucco, uno dei tanti testimoni che si trovavano nelle vicinanze, ha descritto così quegli istanti drammatici:

 

Il 12 Dicembre del 1969 ero un ragazzino, e verso le 4.30 del pomeriggio ero chinato sul mio motorino, in un garage di via Larga, tutto intento a limare i condotti del carburatore per farlo “andare di più”. Ad un certo punto ho sentito un tonfo sordo, forte, opaco, che ha scosso l’aria e i vetri dappertutto. Nel giro di tre minuti c’era gente che correva e urlava da tutte le parti. Sono uscito nel buio (a Milano, d’inverno, a quell’ora è già notte) e mi sono unito a tutti quelli che confluivano come automi verso piazza Fontana, dalla parte opposta della strada. Sono però riuscito ad arrivare solo fino all’angolo della piazza, e tutto era già bloccato. Dappertutto arrivavano ambulanze, carri pompieri e auto della polizia, e dopo pochi minuti la piazza veniva illuminata a giorno da potenti riflettori, come se fosse un set cinematografico a 360 gradi.

Giravano mille voci, ma nessuno capiva bene cosa fosse successo. C’era chi diceva… “l’è stada ‘na bumba”, l’altro che rispondeva “ma che bumba, pirla, l’è sciupada la caldaia del gas”, e il terzo “la caldaia del gas? Ma t’è vist che bùs che l’ha fà de sòta?” La gente urlava, le sirene urlavano, i vigili urlavano, i feriti urlavano. Eravamo tutti ipnotizzati, confusi, senza punti di riferimento“.

Oggi il Paese sta vivendo gravi tensioni sociali: ai problemi legati alla mancanza di riforme strutturali nel sistema politico amministrativo, si aggiunge la grande piaga della disoccupazione dovuta a una crisi economica devastante. Le manifestazioni dei sindacati, contraddistinte in alcune città da attacchi dei manifestanti e cariche della polizia, fanno pensare a quei lunghi anni Settanta segnati da innumerevoli lutti e violenze.

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Foto scattata da Paolo Pedrizzetti il 14 marzo 1977: l’estremista Memeo punta la pistola contro la polizia

Non rifarò la storia degli innumerevoli processi che furono istruiti per trovare i colpevoli della strage di piazza Fontana. Da storico mi preme accennare brevemente allo stato della città in quegli anni drammatici. Milano era dominata da un notevole disordine sociale. I fascisti e le frange rivoluzionarie della sinistra estrema si opponevano alle forze dell’ordine in un clima di guerriglia continua. Il sabato era giorno di cortei e manifestazioni in cui i cittadini avevano paura. Si usciva di casa malvolentieri. Gli scontri erano continui e spesso ci scappava il morto. Per chi li ha vissuti furono anni orribili.

Da quel 12 dicembre 1969 e per più di un decennio la mala pianta del terrorismo insanguinò l’Italia spegnendo le vite di giornalisti, uomini delle forze dell’ordine, professori, magistrati la cui unica colpa era di aver difeso lo Stato democratico.

Fortunatamente, non foss’altro che per ragioni anagrafiche, posso dire di non aver vissuto quegli anni. Eppure, se le cose non migliorano in Italia e in Europa, c’è il rischio che quella stagione si ripresenti in tutta la sua violenza.

Certo, crollato da più di vent’anni il Muro di Berlino, le ideologie comuniste non sono più il punto di riferimento dei giovani. Il grande problema dell’Europa è la mancanza di lavoro che colpisce ormai una larga fascia della popolazione. In Italia la situazione è ancor più drammatica perché i disoccupati sono in numero esponenziale. Se nei prossimi mesi l’economia italiana non si rimetterà in moto, il Paese non solo imboccherà la strada del declino (come ha detto il premier Renzi), ma dovrà lottare per la sua stessa esistenza.