Le amare ricette di Monti per ridare un futuro agli italiani

Mario Monti sembra l’uomo giusto per salvare l’Italia dalla crisi. L’economista lombardo gode di un notevole prestigio in Italia e all’estero. Le sue prese di posizione sono sempre state equilibrate e responsabili. L’uomo ha le competenze e la credibilità per fare le riforme che consentano al paese di tornare a crescere.

Non sappiamo se Monti riuscirà a formare un governo che abbia la maggioranza parlamentare. Nel gorgo della crisi finanziaria che sta risucchiando l’Italia verso il baratro l’economista bocconiano sembra essere l’unica persona in grado di far fronte alla tempesta dei mercati traghettando l’Italia fuori dalla crisi.

Ieri, intervenendo a margine di un convegno a Berlino, Monti ha affermato che servono all’Italia riforme strutturali dirette a rimuovere gli ostacoli che frenano e inceppano la crescita dell’economia. Un lavoro immane per qualunque governo sia chiamato a guidare il Paese nelle prossime settimane.

Condivido tali riflessioni, anche se le riforme richiederanno senza dubbio sacrifici e risulteranno in larga parte impopolari. Credo tuttavia che i paesi migliori siano quelli che non temono di mettersi in discussione, di reinventarsi per vivere da protagonisti in un mondo, come quello attuale, dominato dalla velocità impressionante del progresso tecnologico e dalla fittissima rete di relazioni economiche e culturali tra i diversi paesi. Non possiamo più permetterci di perdere tempo.

Il direttore del “Giornale Italiano” Vincenzo Cuoco, recensendo nel gennaio del 1804 la Discussione economica sul Dipartimento d’Olona dell’economista Melchiorre Gioia, scrisse una riflessione che mi sembra di straordinaria attualità nella difficile congiuntura che stiamo vivendo:

“Il male che si soffre è l’effetto delle inevitabili vicende che affliggono tutti gli uomini e tutte le nazioni. Ma il peggiore dei mali, dopo tali vicende, è quello di non volerne soffrire il rimedio. Il maggior numero dei popoli è perito miseramente non per i mali che avea sofferti, ma per l’aborrimento a quelli rimedj che l’avrebbero incomodati per un momento, ma li avrebbero sicuramente guarito“.

[Il passo è tratto da VINCENZO CUOCO, Pagine giornalistiche, Roma-Bari, Laterza 2011, pp.38-39].

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