La grande sfida della Città metropolitana

In un articolo pubblicato il  3 maggio scorso sul “Corriere della Sera”, Gian Giacomo Schiavi ha messo in evidenza i limiti della Città metropolitana milanese come è stata disegnata dall’attuale Legge 56/2014. Tale normativa, se ha previsto una certa autonomia che si è concretizzata nell’approvazione dello Statuto metropolitano, presenta numerosi punti critici, primo fra tutti la modesta estensione del nuovo ente. Difatti, la Città metropolitana di Milano non fa altro che riprodurre i confini della vecchia Provincia, composta da 134 Comuni. Ad essere esclusi sono inspiegabilmente territori che fanno parte integrante dell’area metropolitana milanese come Monza e la Brianza, il basso varesotto, il basso lecchese, il basso comasco, il cremasco, il lodigiano, il novarese, Vigevano, Bergamo e il basso bergamasco, Brescia e il basso bresciano.

Insomma, il Sindaco che sarà eletto alle prossime elezioni sarà a capo di un ente intermedio tra Regione e Comune la cui popolazione si attesta intorno ai 3 milioni e mezzo di abitanti. La grande Milano metropolitana è un’area su cui vivono in realtà più di 7 milioni di abitanti, caratterizzata da un’elevata mobilità dei cittadini che si spostano ogni giorno verso il capoluogo ambrosiano per ragioni di lavoro. Oggi un abitante di questa enorme conurbazione chiede servizi adeguati sul piano dei trasporti, della viabilità, delle infrastrutture. Sente l’esigenza di un governo metropolitano come avviene nella Grande Londra: un’area popolata da otto milioni e mezzo di abitanti, amministrata da 32 distretti urbani (municipalità con una popolazione media di 300.000 abitanti), gestita da un Sindaco metropolitano che, eletto da tutti i londinesi, viene assistito da un Consiglio composto da 25 membri.

Purtroppo la Città metropolitana di Milano sarà qualcosa di diverso dalla Grande Londra. Il modello non è certamente quello della City-Region. E’ piuttosto quello – come si è detto – di un ente intermedio che dovrà relazionarsi inevitabilmente con i Comuni e con la Regione in merito a funzioni amministrative che tali enti – com’è facilmente prevedibile – non saranno disposti a condividere tanto facilmente. Diversamente da quanto avviene nella Germania federale ove i Länder, esercitando funzioni politiche di tipo statale, lasciano agli enti intermedi la piena gestione dei servizi amministrativi di tipo metropolitano, in Italia le Regioni intervengono con leggi e atti amministrativi che spesso invadono le competenze degli enti minori.

23 sett Zone omogeneeIl prossimo Sindaco di Milano, chiunque verrà eletto, dovrà impegnarsi per rendere efficace il nuovo ente intermedio assicurando ai cittadini servizi adeguati nel campo della mobilità, della pianificazione interurbana, del trasporto pubblico, delle infrastrutture. La delibera n.51/2015 approvata dal Consiglio metropolitano il 30 novembre 2015 ha istituito sette zone omogenee entro le quali sono compresi i 133 Comuni metropolitani, Milano esclusa. Le sette zone sono istituite per assicurare il coordinamento delle funzioni svolte dai municipi e per garantire una efficace gestione sul territorio dei servizi metropolitani:

  • l’Alto Milanese: 258.000 abitanti ca, è composto di 22 Comuni, tra cui Legnano, Parabiago, Castano Primo, Cuggiono, Bernate Ticino;
  • Il Magentino-Abbiatense: 213.000 abitanti ca, 29 Comuni, tra cui Magenta, Robecco sul Naviglio, Abbiategrasso, Gaggiano, Rosate, Noviglio, Albairate;
  • Sud-Ovest: 238.000 abitanti ca, 16 Comuni, tra cui Opera, Trezzano sul Naviglio, Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago, Rozzano;
  • Sud-Est: 173.000 abitanti ca, 15 Comuni, tra cui San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Peschiera Borromeo;
  • Adda-Martesana: 336.000 abitanti ca, 28 Comuni, tra cui Segrate, Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Gorgonzola, Inzago, Trezzo sull’Adda, Melzo, Cassano d’Adda;
  • Nord Milano: 315.000 abitanti ca, 7 Comuni tra cui Cormano, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bresso;
  • Nord Ovest: 315.000 abitanti ca, 16 Comuni tra cui Settimo Milanese, Rho, Lainate, Arese.

Il grande Comune di Milano città (che da solo raggiunge all’incirca il milione e mezzo di abitanti) non scompare. Si aggiunge a queste zone. Esso è stato diviso in nove municipalità corrispondenti alle nove zone attuali, ognuna delle quali sarà formata da un Presidente e da un Consiglio di Municipio. Diversamente dalle Zone Omogenee, le Municipalità milanesi non sono tuttavia federazioni di Comuni che si uniscono per gestire assieme i servizi eventualmente delegati dalla Città metropolitana. Sono enti decentrati dipendenti dal Comune di Milano.  La loro istituzione consentirà una migliore partecipazione dei cittadini all’amministrazione locale ma restano organi del Comune di Milano. non già della Città metropolitana. Continueranno pertanto ad essere fondamentali il Consiglio comunale di Milano e il Sindaco, entrambi eletti dai soli cittadini milanesi.

Insomma, come si può agevolmente constatare, la questione è complessa e contraddittoria: alle prossime elezioni i milanesi voteranno per un Sindaco le cui funzioni ricadranno non solo sull’amministrazione di una Milano che resta unita nei suoi 9 Municipi, ma anche in quella della Città metropolitana: i cittadini dei 133 Comuni che la compongono non parteciperanno in alcun modo alla sua elezione. Il candidato sindaco di centro sinistra, Beppe Sala,  ha detto opportunamente che, qualora fosse eletto, si impegnerà a rendere elettiva la carica di Sindaco metropolitano e chiederà al Parlamento e al governo centrale uno Statuto speciale per Milano che consenta alla città di superare l’attuale impasse. Come si dice in questi casi? La Speranza è l’ultima a morire…

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