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Riapertura dei Navigli: Sala apre il débat public

All’incontro tenuto oggi nella Sala Alessi di Palazzo Marino il sindaco Giuseppe Sala e l’assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data Lorenzo Lipparini hanno presentato il progetto di riapertura dei navigli milanesi, dando il via a una pubblica discussione sul modello del debat public francese: da oggi fino a settembre i cittadini potranno intervenire esprimendosi sul progetto con critiche, proposte, miglioramenti. Nei prossimi giorni saranno previsti sul tema incontri pubblici organizzati da un garante imparziale, il dottor Andrea Pillon.

Il calendario degli incontri è accessibile su un sito internet attivato dal Comune, ove i cittadini potranno iscriversi, intervenire ai dibattiti e caricare sulla piattaforma informatica documenti contenenti le loro proposte.

La necessità di coinvolgere la cittadinanza è dovuta all’effettiva complessità della riapertura nel suo insieme. Difatti la realizzazione di un canale lungo 7,7 chilometri in una parte della periferia nord (via Melchiorre Gioia) e in una zona importante del centro, determinerà l’avvio di lavori pubblici che recheranno disagi alla mobilità veicolare nella fase transitoria. D’altra parte occorre rilevare che l’utilizzo degli stessi cantieri della M4 in centro e l’apertura di pochi altri siti in periferia, consentirà di limitare il più possibile gli ostacoli alla mobilità.

Il piano prevede due fasi. La prima, che avrà inizio nei prossimi anni, prevede la posa di una tubazione sotterranea di 2 metri di diametro che garantirà la continuità idraulica lungo i 7,7 km del tracciato fino alla Darsena di Porta Ticinese: oltre a migliorare l’irrigazione dei campi nel parco agricolo Sud Milano, tale tubazione costituirà una infrastruttura per le nuove pompe di calore che sostituiranno le caldaie inquinanti . La riapertura viene così a sposarsi con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento cittadino provocato dagli scarichi dei condomini. La tubazione fornirà inoltre l’acqua pulita della Martesana ai cinque tratti di naviglio che verranno aperti in questa prima fase, rendendo possibile in prospettiva il secondo step della riapertura integrale.  I cinque tratti di canale che verranno riaperti nella prima fase sono i seguenti:

Il Naviglio riaperto in via Francesco Sforza: immagine elaborata da MM.

1)     820 metri in via Melchiorre Gioia da Cassina de’ Pomm a via Carissimi;

2)     240 metri nel primo tratto di via san Marco ove si trova l’antico tracciato del Naviglio con la storica Conca dell’Incoronata ricordata da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico.

3)     520 metri in via Francesco Sforza tra corso di Porta Vittoria e Corso di Porta Romana, in un’area ove si trovano l’Università degli Studi di Milano, il Giardino della Guastalla e l’Ospedale Policlinico.

4)     300 metri in via Molino delle Armi nel parco delle Basiliche tra le chiese San Lorenzo e Sant’Eustorgio;

5)     260 metri tra la Darsena e via Ronzoni mediante la ricostruzione e riattivazione della storica conca di Viarenna.

La seconda fase (entro 2030) riguarderà invece la riapertura totale dei restanti 5 km di canale in via Melchiorre Gioia, in via San Marco, via Fatebenefratelli, via Senato, via San Damiano, via Visconti di Modrone, via Francesco Sforza, via Santa Sofia, via Molino delle Armi, via De Amicis e via Conca del Naviglio.

Come ha ricordato il sindaco Sala, gli incontri pubblici hanno l’obiettivo di mostrare ai cittadini i pro e i contro della riapertura. Oltre ai lavori pubblici, verranno illustrati i costi dell’operazione e le modifiche che la realizzazione dei canali navigabili in centro determinerà nella viabilità se il progetto dovesse essere realizzato.

Sala ha tuttavia precisato che la gradualità delle operazioni (articolate in due fasi) permetterà di gestire la situazione senza eccessivi intralci per i cittadini. Inoltre le periferie non saranno penalizzate, ma al contrario valorizzate: ad esempio la riapertura della Martesana in via Melchiorre Gioia consentirà di superare la problematica realtà di quel quartiere (oggi invivibile) grazie a una infrastruttura ove acqua, verde e spazi per nuovi esercizi commerciali giocheranno un ruolo importante nel migliorare la vivibilità della zona.

Il Naviglio in via San Marco. Immagine elaborata da MM.

“La riapertura dei navigli non è operazione nostalgica ma costituisce il riconoscimento del ruolo centrale che l’acqua ha sempre avuto nella storia di Milano” ha affermato il sindaco Sala, aggiungendo che le grandi città del mondo stanno investendo nelle reti di canali. “L’acqua è un elemento che, accanto al verde, la gente apprezza notevolmente come insegna il caso di Chicago”. D’altra parte, basta guardare ai casi di città quali Amsterdam, San Pietroburgo, Amburgo, Parigi, Londra, Vienna e Berlino per rendersene conto.

C’è però una seconda ragione che spiega l’importanza della riapertura dei navigli per Milano. La riattivazione dei canali in centro e in periferia si sposa bene con la politica ambientale che la città intende perseguire nei prossimi anni riducendo la distanza che, sul piano della qualità della vita, la separa ancora dalle metropoli più avanzate. “Tra dodici anni” – ha detto il sindaco – “Milano passerà da 51 macchine ogni 100 abitanti a 40 macchine come avviene nelle maggiori città europee”. La mobilità dei cittadini cambierà radicalmente: l’uso dell’automobile privata si ridurrà a vantaggio di un’ampia disponibilità di mezzi pubblici. La riapertura dei Navigli si inserisce coerentemente in tale visione ambientale: la M4 sarà aperta lungo la cerchia dei canali favorendo gli spostamenti veloci per ragioni di lavoro. Inoltre, la metropolitana estesa fino a Monza consentirà una forte riduzione del traffico automobilistico da Nord-Est. Il divieto dell’ingresso in città dei Diesel Euro 1,2,3, a partire dalla fine di gennaio 2019, ridurrà ulteriormente il numero di auto in città, come sta avvenendo nelle altre metropoli europee.

Riapertura dei Navigli: un’occasione da non perdere

Nello scorso weekend il sindaco di Milano Giuseppe Sala si è recato a Chicago per partecipare a un convegno sulle “Urban Waterways”. Invitato ad intervenire dal sindaco di Chicago Emanuel Rahm, Sala ha parlato delle grandi opportunità che la riapertura dei Navigli potrebbe portare a Milano nell’incremento del turismo e nel decisivo miglioramento della qualità della vita urbana grazie alla fruizione di più ampi spazi pubblici fatti di verde e di canali.

La riapertura di quasi otto chilometri di naviglio in via Melchiorre Gioia e in centro città, garantendo il collegamento della Martesana con la Darsena di Porta Ticinese, renderebbe possibile la realizzazione di un grande progetto di navigazione turistica su scala milanese, regionale e perfino europea: difatti, qualora fosse realizzata tale opera, uno svizzero di Locarno, un italiano che vive sul Lago di Como, un turista del Lago Maggiore potrebbero raggiungere il centro di Milano attraversando con un servizio di battelli i Navigli Grande, Pavese e Martesana resi completamente navigabili. Si capisce quindi come la riapertura dei questi otto chilometri di canale, in città e in centro città, sia vitale per la riattivazione dell’intero sistema dei navigli lombardi.

Nyhavn
Nyhavn, antico porto di Copenaghen in centro città

La città ambrosiana potrebbe disporre di un’altra risorsa importante per la promozione turistica del territorio in campo internazionale: Milano sarebbe non solo una città lavorativa che potrà contare su una invidiabile rete di trasporto pubblico (con la M4 sarà possibile raggiungere il centro da Linate in 15 minuti!); con la riapertura dei navigli la metropoli ambrosiana sarebbe  attraente sotto il profilo della vivibilità e dell’ambiente: la rete dei canali, riattivata da Pavia fino ai Laghi, consentirà di competere ad armi pari con metropoli quali Amsterdam, Copenaghen, Amburgo e San Pietroburgo. Assieme ai più ampi spazi di verde pubblico che saranno resi possibili grazie al recupero dei sette scali ferroviari, la disponibilità di una rete di canali navigabili metterà Milano nelle condizioni di essere non solo una metropoli del business, ma anche una città in grado di offrire una elevata qualità di vita urbana come città d’acque e del verde.

Perché questo si avveri tra qualche anno, è tuttavia importante che i milanesi partecipino in massa al referendum che l’amministrazione comunale ha indetto in autunno e votino Sì al progetto di riapertura dei navigli. Il costo del progetto, che era stato stimato inizialmente a 400 milioni di euro, è stato da alcuni esperti ridimensionato a poco più di 200 milioni per il risparmio che ad esempio l’utilizzo dei cantieri della M4 in centro città potrebbe recare all’opera di scavo e di apertura del nuovo canale. Il Sindaco Beppe Sala, che è uomo concreto e tutt’altro che sprovveduto, intende disporre però di una stima il più possibile attendibile dei costi. A tal fine ha formato una squadra di esperti che si esprimerà nei prossimi mesi consentendogli di porre i milanesi dinanzi a un progetto preciso ove saranno indicati i costi veri e propri e i mezzi per farvi fronte. La riapertura dei navigli, com’era prevedibile, ha diviso la città in favorevoli e contrari.

Piazza Vetra con il Naviglio
Come sarebbe il Parco delle Basiliche (dietro San Lorenzo e Sant’Eustorgio) con il Naviglio riaperto

Come Urbanfile ha già evidenziato in un post del 14 marzo scorso, la direttrice del Master turismo in Bocconi, Magda Antonioli, ha sottolineato i benefici della riapertura sotto il profilo del turismo e soprattutto dell’accresciuta valorizzazione di alcune zone periferiche: basti pensare al parco della Biblioteca degli Alberi, a piazza Gae Aulenti e al quartiere City Life in via Melchiorre Gioia; in centro città vi sarebbe invece un’ulteriore attrazione turistica grazie al nuovo canale (la cui larghezza media sarebbe di sette metri) in punti che ancora riflettono la struttura urbanistica dell’antico naviglio: via San Marco in zona Brera; piazza Cavour-via Senato vicino al viale alberato di via Marina a due passi dai giardini pubblici di via Palestro e dal parco della Villa Reale; via Francesco Sforza vicino al parco della Guastalla e dietro all’Università Statale; via Molino delle Armi lungo il parco delle Basiliche tra San Lorenzo e Sant’Eustorgio; via Conca del Naviglio e via De Amicis a pochi metri dal parco dell’Anfiteatro romano.

Non sono mancati però i critici. Luca Beltrami Gadola, in un post del 15 marzo pubblicato sul sito Arcipelago Milano, ha ironizzato sul balletto di cifre in merito ai costi della riapertura. Inoltre, ha fatto osservare che le spese per la manutenzione dei canali sarebbero assai alte, come già è dimostrato – a suo giudizio – da quanto è avvenuto per la Darsena di Porta Ticinese.

“Alle proteste dei residenti e dei promotori del restauro della Darsena, spazio pubblico per eccellenza, il Comune pare abbia risposto che bisogna pur cavare qualche soldo per coprire le spese di gestione, pulizia e manutenzione della Darsena stessa spese che sembra assommino a quasi un milione di euro ogni anno. Il bando era con una base di 35.000 euro. Lungo il cammino da trentacinque al milione!”. Beltrami Gadola si chiede quanto costerà la manutenzione dei nuovi canali.

Amsterdam King's Day Boats
Quest’anno la tradizionale festa King’s Day Boats si terrà ad Amsterdam il 27 aprile!

La domanda è fondata. Sarà interessante nei prossimi mesi leggere la relazione della squadra di esperti messa in campo per volontà del Sindaco Sala. Una cosa però è certa: i canali costano come dappertutto. Lo sa bene chi abita ad Amburgo, a Copenaghen, a Venezia.  Della loro manutenzione se ne occupa il Comune mediante l’impiego delle risorse pubbliche ricavate dalle tasse locali. Può anche succedere tuttavia che il servizio sia gestito da un’azienda privata. E’ il caso di Amsterdam, dove gli interventi sulle fogne e sui canali sono gestiti non solo dal Comune mediante una tassa comunale (la gemeentebelasting), ma anche da una società privata, la Waternet, alla quale i cittadini pagano i servizi di pulizia delle acque (zuiveringsheffing), di pulitura dei canali e del mantenimento del livello d’acqua sufficiente alla navigazione. La Waternet garantisce peraltro a 1 milione e 200.000 olandesi l’accesso alla rete di acqua potabile e garantisce una rete di acque pulite nelle città, nei fiumi e nei laghi intervenendo costantemente alla loro manutenzione. I servizi costano e si pagano dunque, com’è ovvio che sia. I benefici però sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno si sognerebbe di recarsi ad Amsterdam, a Copenaghen, a San Pietroburgo, a Venezia senza fare il giro dei canali lungo la città e i suoi dintorni. Milano può ambire a questo? Certamente sì: lo dimostra la sua storia, ove i navigli in centro città e in campagna, sono stati per secoli una infrastruttura fondamentale per l’economia del territorio e possono continuare ad esserlo per l’industria turistica. Non si capisce per quale motivo Milano non possa tornare ad essere il cuore dei Navigli lombardi.

Battelli sul canale di Amsterdam
Gite in pedalò e in battello in un canale di Amsterdam

Ma torniamo al caso di Amsterdam: nei canali sono in via di sperimentazione alcuni battelli-robot che, oltre a provvedere alla pulizia delle acque, fungono da ponti provvisori per il passaggio delle merci e delle persone in occasione di eventi speciali in cui la città è sovraffollata. Una soluzione che si potrebbe applicare anche a Milano in un futuro non troppo lontano: penso alla settimana della moda o del design. Insomma, nulla vieta che questo connubio tra acqua e tecnologia possa essere sperimentato anche da noi per la manutenzione dei canali.

Via Fatebenefratelli
Come potrebbe essere via Fatebenefratelli all’incrocio con via San Marco se venissero riaperti i Navigli

Questo tuttavia potrà avvenire solo se passerà il referendum sulla riapertura dei navigli, fissato in autunno. L’operazione, com’è ovvio, avrà i suoi costi ma consentirà alla città di tornare a disporre di una rete di canali invidiabile, i cui benefici sul piano dell’industria turistica, dell’ambiente e della qualità della vita saranno tali da ripagare ampiamente le risorse impiegate. I Navigli sono il cuore di Milano. Una Milano senza la sua cerchia interna è una Milano senza cuore. Rendiamoci conto di cosa ci giochiamo con il referendum sulla riapertura.

La grande sfida della Città metropolitana

In un articolo pubblicato il  3 maggio scorso sul “Corriere della Sera”, Gian Giacomo Schiavi ha messo in evidenza i limiti della Città metropolitana milanese come è stata disegnata dall’attuale Legge 56/2014. Tale normativa, se ha previsto una certa autonomia che si è concretizzata nell’approvazione dello Statuto metropolitano, presenta numerosi punti critici, primo fra tutti la modesta estensione del nuovo ente. Difatti, la Città metropolitana di Milano non fa altro che riprodurre i confini della vecchia Provincia, composta da 134 Comuni. Ad essere esclusi sono inspiegabilmente territori che fanno parte integrante dell’area metropolitana milanese come Monza e la Brianza, il basso varesotto, il basso lecchese, il basso comasco, il cremasco, il lodigiano, il novarese, Vigevano, Bergamo e il basso bergamasco, Brescia e il basso bresciano.

Insomma, il Sindaco che sarà eletto alle prossime elezioni sarà a capo di un ente intermedio tra Regione e Comune la cui popolazione si attesta intorno ai 3 milioni e mezzo di abitanti. La grande Milano metropolitana è un’area su cui vivono in realtà più di 7 milioni di abitanti, caratterizzata da un’elevata mobilità dei cittadini che si spostano ogni giorno verso il capoluogo ambrosiano per ragioni di lavoro. Oggi un abitante di questa enorme conurbazione chiede servizi adeguati sul piano dei trasporti, della viabilità, delle infrastrutture. Sente l’esigenza di un governo metropolitano come avviene nella Grande Londra: un’area popolata da otto milioni e mezzo di abitanti, amministrata da 32 distretti urbani (municipalità con una popolazione media di 300.000 abitanti), gestita da un Sindaco metropolitano che, eletto da tutti i londinesi, viene assistito da un Consiglio composto da 25 membri.

Purtroppo la Città metropolitana di Milano sarà qualcosa di diverso dalla Grande Londra. Il modello non è certamente quello della City-Region. E’ piuttosto quello – come si è detto – di un ente intermedio che dovrà relazionarsi inevitabilmente con i Comuni e con la Regione in merito a funzioni amministrative che tali enti – com’è facilmente prevedibile – non saranno disposti a condividere tanto facilmente. Diversamente da quanto avviene nella Germania federale ove i Länder, esercitando funzioni politiche di tipo statale, lasciano agli enti intermedi la piena gestione dei servizi amministrativi di tipo metropolitano, in Italia le Regioni intervengono con leggi e atti amministrativi che spesso invadono le competenze degli enti minori.

23 sett Zone omogeneeIl prossimo Sindaco di Milano, chiunque verrà eletto, dovrà impegnarsi per rendere efficace il nuovo ente intermedio assicurando ai cittadini servizi adeguati nel campo della mobilità, della pianificazione interurbana, del trasporto pubblico, delle infrastrutture. La delibera n.51/2015 approvata dal Consiglio metropolitano il 30 novembre 2015 ha istituito sette zone omogenee entro le quali sono compresi i 133 Comuni metropolitani, Milano esclusa. Le sette zone sono istituite per assicurare il coordinamento delle funzioni svolte dai municipi e per garantire una efficace gestione sul territorio dei servizi metropolitani:

  • l’Alto Milanese: 258.000 abitanti ca, è composto di 22 Comuni, tra cui Legnano, Parabiago, Castano Primo, Cuggiono, Bernate Ticino;
  • Il Magentino-Abbiatense: 213.000 abitanti ca, 29 Comuni, tra cui Magenta, Robecco sul Naviglio, Abbiategrasso, Gaggiano, Rosate, Noviglio, Albairate;
  • Sud-Ovest: 238.000 abitanti ca, 16 Comuni, tra cui Opera, Trezzano sul Naviglio, Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago, Rozzano;
  • Sud-Est: 173.000 abitanti ca, 15 Comuni, tra cui San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Peschiera Borromeo;
  • Adda-Martesana: 336.000 abitanti ca, 28 Comuni, tra cui Segrate, Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Gorgonzola, Inzago, Trezzo sull’Adda, Melzo, Cassano d’Adda;
  • Nord Milano: 315.000 abitanti ca, 7 Comuni tra cui Cormano, Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Bresso;
  • Nord Ovest: 315.000 abitanti ca, 16 Comuni tra cui Settimo Milanese, Rho, Lainate, Arese.

Il grande Comune di Milano città (che da solo raggiunge all’incirca il milione e mezzo di abitanti) non scompare. Si aggiunge a queste zone. Esso è stato diviso in nove municipalità corrispondenti alle nove zone attuali, ognuna delle quali sarà formata da un Presidente e da un Consiglio di Municipio. Diversamente dalle Zone Omogenee, le Municipalità milanesi non sono tuttavia federazioni di Comuni che si uniscono per gestire assieme i servizi eventualmente delegati dalla Città metropolitana. Sono enti decentrati dipendenti dal Comune di Milano.  La loro istituzione consentirà una migliore partecipazione dei cittadini all’amministrazione locale ma restano organi del Comune di Milano. non già della Città metropolitana. Continueranno pertanto ad essere fondamentali il Consiglio comunale di Milano e il Sindaco, entrambi eletti dai soli cittadini milanesi.

Insomma, come si può agevolmente constatare, la questione è complessa e contraddittoria: alle prossime elezioni i milanesi voteranno per un Sindaco le cui funzioni ricadranno non solo sull’amministrazione di una Milano che resta unita nei suoi 9 Municipi, ma anche in quella della Città metropolitana: i cittadini dei 133 Comuni che la compongono non parteciperanno in alcun modo alla sua elezione. Il candidato sindaco di centro sinistra, Beppe Sala,  ha detto opportunamente che, qualora fosse eletto, si impegnerà a rendere elettiva la carica di Sindaco metropolitano e chiederà al Parlamento e al governo centrale uno Statuto speciale per Milano che consenta alla città di superare l’attuale impasse. Come si dice in questi casi? La Speranza è l’ultima a morire…

Sala e Balzani: due idee diverse su Milano

Qualcosa, sia pur lentamente, si sta muovendo in vista delle elezioni comunali che si terranno a Milano il prossimo anno. E’ di oggi la notizia che l’assessore al bilancio della giunta Pisapia, Francesca Balzani, si è candidata nel centrosinistra per la corsa a Palazzo Marino. Il suo avversario, Giuseppe Sala, non ha ancora sciolto la riserva ma è certo che sarà il principale avversario della Balzani alle primarie che si svolgeranno il 7 febbraio.

Mentre a sinistra cominciano ad accendersi i riflettori, nel centro destra è buio completo. In effetti si è candidato Corrado Passera alla testa di un partito, Italia Unica, che mira a raccogliere il consenso di un elettorato che non si riconosce né in Salvini né in Renzi. L’impressione tuttavia è che qui si navighi ancora in alto mare. C’è poi il centro destra in cui domina ancora la figura di Berlusconi, che non ha ancora scelto in via definitiva il candidato sindaco, consapevole che le elezioni amministrative del 2016 saranno un terreno molto spinoso.

Giuliano_Pisapia_in_Piazza_Scala_a_Milano,_27_giugno_2012
Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano dal 2011

Il centro sinistra ha una marcia in più. Può contare sugli ottimi risultati conseguiti in questi anni dalla giunta Pisapia. Per chi si trova all’opposizione è veramente difficile convincere i cittadini che a Milano le cose vanno male, che la città si trova in condizioni peggiori rispetto a cinque anni fa. Tutti gli indicatori dicono il contrario e questo non solo per merito di Expo. E’ il risultato di un lavoro umile, trasparente, al servizio della città che l’amministrazione Pisapia ha saputo portare avanti grazie a un dialogo costante con la società civile. A Milano ci sono quartieri che sono “letteralmente” rinati. Basti pensare – per non fare che un esempio emblematico – al significato che ha avuto la Darsena per la valorizzazione del patrimonio culturale dei navigli milanesi. Certo, sono ancora molti i problemi da risolvere: penso all’edilizia popolare, al recupero degli scali ferroviari dismessi, al rafforzamento dei piani antismog, all’aumento ulteriore delle aree verdi.

Oggi però Milano si trova ben piazzata nelle classifiche internazionali delle città da visitare. Sarà difficile per il centrodestra competere “alla pari” alle prossime elezioni comunali. L’alternativa a Pisapia – ammesso e non concesso che di alternativa si possa parlare – si giocherà piuttosto all’interno del centro sinistra milanese. Per questo motivo le primarie del 7 febbraio assumeranno un peso determinante per il futuro della metropoli. Gli elettori saranno chiamati a scegliere sostanzialmente tra due persone che rappresentano due modi diversi di pensare al futuro della città; due idee che a ben vedere, lungi dall’essere in opposizione, possono integrarsi a vicenda.

Giuseppe Sala
Giuseppe Sala, Commissario unico di Expo 2015

Giuseppe Sala (classe 1958) proviene dal mondo dell’imprenditoria. Non occorre ricordare i ruoli importanti che ha rivestito in Pirelli e in Telecom. Gli italiani, presso i quali gode di una meritata popolarità, lo conoscono soprattutto come il commissario unico di Expo che ha lavorato a testa bassa per allestire una Esposizione Internazionale che fosse all’altezza di un grande Paese come l’Italia. Il risultato non è stato eccellente ma di questo non si può dar la colpa a Sala. Si era partiti in clamoroso ritardo (per colpa dei politici), c’erano stati numerosi arresti per corruzione tra i manager chiamati a gestire le varie parti di Expo. Sala si è speso anima e corpo per evitare a tutti i costi che il Paese facesse una pessima figura a livello internazionale. Se questo risultato è stato raggiunto, lo dobbiamo a lui, all’azione di Cantone contro la corruzione e alla sinergia tra le istituzioni: Stato, Regione Lombardia e Comune di Milano. Certo, si poteva fare meglio ma quel che importa è che ne siamo usciti bene.

Quali sono le doti sulle quali Sala può contare qualora fosse eletto Sindaco di Milano? Ha la capacità di produrre risultati in tempi certi, quell’operosità tipicamente milanese abituata a ragionare per obiettivi che è necessaria per chi vuole amministrare un Comune importante come Milano. Sala ha sostenuto che da sindaco il suo impegno sarà di rendere Milano una città aperta a tutti, puntando sulle periferie e sui Comuni circostanti mediante il rilancio della Città metropolitana. La città ambrosiana, – ha detto – deve “cessare di essere una Milano da bere per pochi, deve divenire una Milano da bere per tutti”. La critica è qui implicitamente all’amministrazione Pisapia, che non si sarebbe spesa a sufficienza per investire nella dimensione metropolitana di Milano.

Francesca Balzani con Pisapia
Francesca Balzani con Giuliano Pisapia

Veniamo ora all’assessora al bilancio Francesca Balzani. E’ più giovane di Sala, ha 49 anni. Non è milanese. E’ originaria di Genova ma – come si suol dire a giorno d’oggi – si considera “milanese d’adozione”. Da 20 anni vive nel capoluogo lombardo, una città che ama moltissimo perché – dice l’assessora – l’ha fatta sentire parte di una comunità. Attualmente è vicesindaco nella giunta Pisapia. La sua diversità da Sala è nello stile e nel metodo. Nello stile perché, diversamente dal commissario di Expo, la Balzani ritiene che Milano debba continuare nella strada imboccata da Pisapia. Vorrebbe che la città fosse ancora più sensibile a un cultura civica che investa sulla mobilità sostenibile per migliorare la salute dei cittadini, l’ambiente e la vivibilità.

La diversità da Sala è anche nel metodo. Sala ha il piglio del manager, dell’uomo forte che decide, impone la sua linea e porta a termine il suo compito. Sembra un po’ il Mr Wolf del celebre film Pulp Fiction di Tarantino: risolve problemi. La Balzani rappresenta per converso quell’anima comunitaria che è il lascito più prezioso della giunta Pisapia: la capacità di condividere i progetti con la società civile aprendosi agli altri; questo metodo ha saputo fare della comunità milanese un soggetto attivo in cui i cittadini, attraverso gli istituti di democrazia diretta e il decentramento dei municipi di zona, hanno i mezzi per intervenire ed eventualmente correggere i progetti elaborati dal Comune. L’azione amministrativa è qui concepita come il risultato di un confronto con la società, con i cittadini dei quartieri, con le associazioni.

In una recente intervista la Balzani ha sostenuto che intende puntare sulle tre linee guida che sono alla base della giunta Pisapia: a) legalità e pulizia morale nell’esercizio delle funzioni pubbliche: la giunta deve continuare a svolgere il suo compito investendo sulle persone oneste e competenti; b) cultura: occorre che il dialogo con le università continui mediante nuove attività di collaborazione che abbiano quale fine ultimo la valorizzazione del patrimonio storico culturale di Milano; il piano di fattibilità per la riapertura dei navigli in centro città elaborato dal Politecnico grazie al sostegno dell’ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris costituisce uno degli esempi più importanti di questa collaborazione tra Comune/Università: il Comune ha finanziato uno studio di fattibilità per rendere il centro un’area in cui a dominare non sarà più il traffico e lo smog, bensì il verde dei parchi e dei giardini, l’azzurro dei canali navigabili a due passi dalla Madonnina; il rosso delle piste ciclabili e dei percorsi pedonali lungo le vie del centro: un’area in cui i cittadini, oltre a recarsi per lavoro nei palazzi del terziario, potranno fruire di spazi ricreativi, turistici, caratterizzati da un alto standard di vivibilità e di qualità ambientale; c) creatività: occorre proseguire il lavoro di sinergia con il mondo della moda, del design, dell’arte che ha consentito di valorizzare gli spazi urbani rendendo visibile quella capacità d’innovare rivelando soluzioni inedite che è una delle anime caratteristiche di Milano.

Sala e Balzani hanno quindi idee importanti per il governo della città. Sala punterà certamente sull’idea della Città metropolitana, concepita come istituzione di raccordo tra centro e periferia per l’estensione di standard omogenei nel campo dei servizi pubblici, dei trasporti, della viabilità. La Balzani insisterà sui grandi temi della cultura, della mobilità sostenibile, della vivibilità e dell’ambiente. Due idee che sarebbe bene tenere assieme.