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Expo 2015: lotta alla contraffazione prioritaria

L’imminente apertura di Expo ha rimesso al centro dell’attenzione un tema cruciale nella difesa del Made in Italy: la contraffazione. Sono troppi i prodotti contraffatti, venduti sul mercato a prezzi assai più bassi rispetto agli originali. L’elenco degli articoli interessati è sterminato: dall’olio ai pomodori cinesi venduti come italiani. A produrli sono organizzazioni criminali che spesso hanno sede all’estero. L’Italia purtroppo è uno dei paesi europei più colpiti dal fenomeno.

Confessiamolo: quante volte abbiamo acquistato un prodotto alimentare spinti unicamente dalla sua convenienza, senza controllare la provenienza e le “informazioni nutrizionali”? Il guaio è che questi prodotti, che sembrano fatti apposta per attirare la nostra attenzione, son fatti spesso con sostanze dannose per la salute. Oggi la contraffazione colpisce i più svariati settori del Made in Italy, dall’agroalimentare alla moda. Un fenomeno allarmante se consideriamo che si tratta di un mercato che vale quasi 7 miliardi di euro all’anno.

Il tema è stato al centro dell’interessante convegno organizzato lunedì dal Centro Studi Anticontraffazione presso la Camera di Commercio di Milano alla presenza di un vasto parterre composto da esperti del ramo, rappresentanti del mondo imprenditoriale, membri della guardia di finanza e della polizia di Stato. Ai lavori è intervenuta l’onorevole Susanna Cenni, capogruppo Pd in materia anticontraffazione.

Dai lavori è emerso lo scarso impegno mostrato finora dallo Stato nel disciplinare questa materia. La legge delega 67/2014, cui è seguito da parte del governo uno schema di decreto legislativo risalente al primo novembre scorso, ha compreso la contraffazione all’interno dei reati perseguibili con pene fino a cinque anni per la tenuità dell’offesa. Il principio della non punibilità per la tenuità del fatto rischia di imporsi in via definitiva nella giurisprudenza, mettendo la contraffazione sullo stesso piano di un reato quale ad esempio il maltrattamento di animali. Occorre invece aggravare le pene perché – come ha ricordato Daniela Mainini presidente del Centro Studi Anticontraffazione e grande esperta della materia – “il principio della lieve entità non può far parte dei reati anticontraffazione”.

E’ stato inoltre lamentato il ritardo degli organi legislativi (Parlamento e Governo) nel preparare quella legge speciale su Expo al cui interno le norme anticontraffazione non potranno che rivestire un’importanza cruciale. La questione è prioritaria se si considera che molti paesi (dalla Cina ad alcuni Stati americani) non conoscono una tutela giuridica sull’autenticità dei prodotti paragonabile a quella esistente da noi in relazione ai marchi DOP o DOCG.

L’aumento delle imitazioni del Made in Italy è sotto gli occhi di tutti: ha fatto scuola il caso del falso Grana Padano presentato da un’azienda della Lettonia alla fiera di Parigi. L’Italia è il paese più colpito dalla contraffazione agroalimentare. Questo tuttavia – come ha sottolineato il professor Cesare Galli, uno dei maggiori specialisti nella difesa della proprietà industriale – è dipeso dal fatto che lo Stato ha concentrato finora le sue energie nella disciplina del mercato interno, mettendo in secondo piano la tutela dei nostri prodotti nei mercati internazionali.

Su questi temi è intervenuta anche l’attrice Tiziana Di Masi, che da anni lavora per rendere consapevoli i cittadini sui danni che la contraffazione reca non solo all’economia italiana ma anche alla salute. Lo spettacolo Tutto quello che sto per dirvi è falso, interpretato dall’attrice con grande abilità narrativa, sta riscuotendo un grande successo nei teatri italiani.

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